Proteine, potenti alleate contro l’invecchiamento.
Sappiamo tutti che l’invecchiamento è un fenomeno naturale, caratterizzato da molti fattori. Questi fattori, nel tempo, determinano un insieme di processi degenerativi sostenuti da molteplici alterazioni e danni all’interno dei diversi processi biochimici. Sono proprio queste alterazioni e danni che deteriorano le funzioni di cellule e tessuti, causando nel tempo la crescita di fattori scatenanti di malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie neurologiche e, naturalmente, l’invecchiamento cutaneo.
Il processo di invecchiamento è così complesso che non se ne conoscono tutti gli elementi, tanto che si è soliti parlare di un “processo multifattoriale che comprende interazioni complesse tra meccanismi biologici e molecolari”.
In che modo le proteine possono essere un supporto anti-invecchiamento?
Per capirlo, dobbiamo introdurre il concetto di glicazione delle proteine.
Per glicazione si intende l’insieme delle reazioni attraverso le quali il glucosio si lega alle proteine. Le molecole risultanti (glicoproteine) subiscono successivamente reazioni successive in grado di dare origine a “prodotti di glicazione avanzata”, appunto AGE.
La capacità degli AGE di accumularsi nel tempo nell’organismo permette loro di alterare profondamente le caratteristiche delle proteine colpite al punto che, nel caso delle proteine funzionali, vedono una significativa riduzione della loro funzione con il conseguente organo e alterazioni tissutali. Costituite anche da queste proteine, infatti queste glicoproteine sono state definite anche glicotossine.
Facciamo un primo esempio: nell’invecchiamento cutaneo cosa succede? Le proteine più presenti, collagene ed elastina, a causa della glicazione diventano così rigide al punto da ridurre notevolmente la loro elasticità. Una delle principali conseguenze è l’invecchiamento della pelle, che porta ad una maggiore tendenza alle malattie dermatologiche e alle rughe.
Il fenomeno della glicazione e successiva produzione di glicotossine può originare:
1. Esogeno: per ingestione di alimenti che hanno subito particolari trasformazioni.
2. Endogeno: causato da un alterato metabolismo glicidilico dovuto ad un eccesso di carboidrati inseriti con la dieta.
Esaminiamo il caso 2, in cui gli EFA sono il prodotto di un alterato metabolismo dei glicidi causato da un eccesso di carboidrati ingeriti:
– Il glucosio si lega alle Proteine funzionali ma con fase reversibile se la concentrazione di glucosio nel sangue viene costantemente ridotta
– In caso di aumento stabile della concentrazione di glucosio si determina un aumento del prodotto glicosilato , diventa più stabile e non si rompe più.
– Il prodotto della glicazione nella terza fase si accumula e si lega alle cellule, inducendo processi dannosi per la salute quali: stress ossidativo, infiammazione, eventi trombotici, insulino-resistenza, angiogenesi (ovvero sviluppo di nuovi vetri). Accelera il processo di invecchiamento e la morte cellulare.
E’ chiaro quindi che questo processo estremamente negativo è il risultato di uno squilibrio tra i carboidrati ingeriti e quelli effettivamente utilizzati dal nostro organismo, principalmente a fini energetici, per cui un eccesso di carboidrati ingeriti e non “consumati” aumenta la contenuto di glucosio nel sangue. e quindi un’accelerazione del processo di glicazione delle proteine, a tal fine una dieta controllata (principalmente in termini quantitativi), abbinato ad un’attività fisica adeguata alla propria età e condizioni di allenamento (evitare sempre gli eccessi), porta indubbiamente ad un controllo delle condizioni negative evidenziate e permette di ritardare il processo di invecchiamento.
Ma non basta!
Come anticipato, una parte dell’AGE è esogena, cioè la ingeriamo direttamente con il cibo. Non è una novità: nel 1912, uno scienziato francese, Louis Camille Maillard, notò che nei cibi cotti ad alte temperature vi era una reazione non azimatica tra zuccheri ridotti e amminoacidi, che generava aromi e il caratteristico colore dorato dei prodotti da forno. determinato dagli AGE formati. La dieta moderna degli stati più ricchi fornisce una quantità di PGA molto più elevata rispetto alla dieta mediterranea e generalmente rispetto a tutti gli altri tipi di diete tradizionali. Questo è determinato dalle abitudini di consumare sempre più frequentemente cibi precotti o preparazioni industriali, evitando cibi freschi (che devono essere lavorati), ad esempio i comuni cereali da colazione prevedono elevate quantità di età perché sottoposti ad un trattamento industriale ad alte temperature che favorisce le reazioni di glicazione. Una quantità significativa è presente anche nelle carni più grasse e soprattutto nelle carni lavorate (insaccati vari), nei formaggi grassi e stagionati, nei prodotti da forno prevalentemente industriali.
L’eccesso di AGE può essere eliminato dal nostro organismo tramite enzimi specifici o semplicemente per escrezione renale, ma studi recenti mostrano come il consumo quotidiano di AGE aumenti l’infiammazione e lo stress ossidativo.
Le successive conseguenze nel tempo sono in grado di determinare una lunga serie di patologie, legate appunto a processi degenerativi, quali:
– malattie cardiovascolari
– diabete e sue complicanze
– insufficienza renale
– disturbi cognitivi
– osteoporosi
– sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
– riduzione della massa muscolare e della forza (sarcopenia)
– invecchiamento cutaneo
– malattie degli occhi – lipodistrofia
Diverse indagini scientifiche dimostrano come la produzione di AGE, così come quella di radicali liberi, siano fondamentali per immagazzinare l’equilibrio ossido-riduzione delle nostre cellule (omeostasi), quindi sostanzialmente dimostrano quanto sia impossibile, è anche inutile try Ridurre a zero i prodotti organici di glicazione/ossidazione, anche secondo il concetto di “ormesi” come funzione adattativa, ma l’avanzare dell’età può aumentare la produzione di età e radicali liberi per superare il limite “sicuro” e agire provocando un certo danno cellulare rispetto al potenziale controllabile con uno stile di vita sano a partire dalla tenera età.